Ambienti confinati: sei sicuro di sapere che cosa siano?
La caratteristica generale di uno “spazio confinato” è quella di essere un ambiente dallo spazio limitato, dove il pericolo di infortunio o di morte è molto alto, per diverse cause.
Spazi confinati più diffusi
Sono Ambienti con una via di uscita – o di fuga – difficilmente accessibile, oltre alla potenziale presenza di sostanze tossiche, alla mancanza di ossigeno (quello che in gergo viene definito con ambiente anossico) e alle condizioni di pericolo legate alla conformazione del luogo, come l’altezza o le dimensioni anguste degli spazi.
Per citare solo alcuni tra gli spazi confinati più diffusi:
- Silos, stive e serbatoi;
- Ambienti con ventilazione ridotta o assente: vasche, cisterne, reattori, camere di combustione e forni;
- Tubazioni: reti fognarie, o sistemi di drenaggio - sempre - chiusi.
Esperti della sicurezza nei ambienti confinati
Spazi confinati: senza protezione si muore
I dati parlano chiaro: secondo l’Osservatorio Istat: nel 2021 sono morti 1.404 lavoratori per infortuni sul lavoro, di cui 695 sui luoghi di attività (+18% rispetto all’anno 2020), lasciando fuori dal conteggio i decessi per Covid. Rispetto al 2008, anno di apertura dell’osservatorio, l’aumento di questo dato è del 9%.
Sempre secondo l’Osservatorio una buona percentuale di questi decessi sono registrai in luoghi confinati, che generalmente sono di tre tipologie principali:
- Cisterne serbatoi e autoclavi, nel 28,8% dei casi;
- Vasche, nel 22,2% dei casi;
- Pozzi e pozzetti, nel 15,5% dei casi.
Questi incidenti conseguono a dinamiche scontate, ripetute nel tempo, luoghi e gesti troppo spesso sottovalutati: e questo ci conferma che, per operare in tali tipologie di ambienti senza via di uscita e di fuga, c’è sempre la necessità di impiegare personale formato, puntualmente aggiornato, nonché l’obbligo di utilizzare equipaggiamenti e sistemi di sicurezza come unica e sola soluzione. Non lo dice solo la legge, ma anche il senso di responsabilità e della cultura della sicurezza che, in un paese come l’Italia, sembra mancare.
Non solo: la consapevolezza dei rischi che lavorare all’interno di questi ambienti comporta, delle azioni previste, e la conoscenza degli ambienti nei quali si svolge l’attività lavorativa è fondamentale ma, troppo spesso, sottovalutata. E porta a conseguenze tristemente note.
Non solo cultura della sicurezza:
rispetta la legge vigente, per evitare le sanzioni
La legge parla chiaro: per lavorare in spazi confinati, deve essere impiegato personale che possieda un’esperienza almeno di tre anni nel campo di ambienti confinati o potenzialmente inquinati. Ma c’è di più: il personale deve essere formato con costanza, avere in dotazione strumenti per proteggersi e prevenire di ogni rischio accidentale sul lavoro. Inoltre, incorrere in sanzioni per la mancata ottemperanza di queste regole è facile e, queste, riguardano tutta la squadra di lavoro: dal lavoratore, al responsabile,
fino al datore di lavoro e gli amministratori delegati.
Gli spazi confinati e la sicurezza in questi ambienti sono legati al D.P.R. 177/2011 sulla Sicurezza e Prevenzione dei rischi, una normativa emanata in Gazzetta Ufficiale n. 260 l’8 novembre 2011, in cui è stato pubblicato il Decreto Presidenziale 177 del 2011 contenente il Regolamento per la sicurezza in ambienti sospetti di inquinamento o confinati:
D.Lgs. 81/2008, Articolo 66, comma 1 "Lavori in ambienti sospetti di inquinamento" ci dice che "è vietato consentire l'accesso dei lavoratori in pozzi neri, fogne, camini, fosse, gallerie e in generale in ambienti e recipienti, condutture, caldaie e simili, dove sia possibile il rilascio di gas deleteri, senza che sia stata preventivamente accertata l'assenza di pericolo per la vita e l'integrità fisica dei lavoratori medesimi, ovvero senza previo risanamento dell'atmosfera mediante ventilazione o altri mezzi idonei. L'apertura di accesso a detti luoghi deve avere dimensioni tali da poter consentire l'agevole recupero di un lavoratore privo di sensi.";
Il DPR 19.03.1956, n. 303, Art. 25 dice che "è vietato far entrare i lavoratori nei pozzi neri, nelle fogne, nei camini, come pure in fosse, in gallerie, ed in generale in ambienti ed in recipienti, condutture, caldaie e simili, dove possano esservi gas deleteri, se non sia stata preventivamente accertata l'esistenza delle condizioni necessarie per la vita, oppure se l'atmosfera non sia stata sicuramente risanata mediante ventilazione o con altri mezzi";
il Decreto Presidenziale 177 del 2011 individua i requisiti che devono possedere le imprese per poter operare in ambienti confinati, quindi che non prevedono una facile via di uscita, e potenzialmente inquinati;
Le sanzioni per il mancato rispetto? Riguardano il datore di lavoro, con multe da 6400 euro e 6 mesi di detenzione; ma anche progettisti, fabbricanti, fornitori, fino ai lavoratori stessi.
Una case history che racconta la cultura della sicurezza applicata
La multinazionale toscana che ha scelto Sicurezza 88
Negli ultimi anni Sicurezza88 ha lavorato con numerose aziende, privati ed enti locali; tra i molteplici clienti ci teniamo a riportare un caso particolarmente positivo e virtuoso: si tratta dell’esperienza di una nota azienda multinazionale della Toscana– un’industria chimica con produzione di diverse materie prime destinate a molteplici mercati in tutto il territorio nazionale ed internazionale. Una realtà con esigenze legate al corebusiness del mondo spazi confinati e sistemi anticaduta. Visionando i luoghi di lavoro abbiamo potuto comprendere i rischi che naturalmente appartengono al suo contesto industriale.
L’azienda, di grandissime dimensioni, presentava molteplici difficoltà legate agli accessi; casistiche diverse d’intervento, procedure operative inesistenti, mancanza della predisposizione di piani di soccorso, oltre alla formazione fatta del personale generica e non specifica. Dopo la supervisione è seguita una dettagliata progettazione e la proposta di una serie di configurazioni da poter testare direttamente sul campo, ed una rapida installazione eseguita dal nostro team.
Dopo solo un mese dall’installazione dei dispositivi, la nostra azienda ha ricevuto un ringraziamento formale da parte del referente sicurezza dell’azienda, in quanto la messa in funzione dei dispositivi, durante un’emergenza, ha permesso il recupero di una persona, semplicemente applicando le procedure di soccorso elaborate durante gli incontri.
La conoscenza delle tecniche e delle strumentazioni dei collaboratori, le procedure redatte, la semplicità e la velocità di recupero hanno salvato una vita. Perché questo è il lavoro quotidiano in Sicurezza88: diffondere la cultura della sicurezza.
Questa case history è un buon esempio di come lavorare in sicurezza possa essere semplice ed efficace, anche in spazi molto critici e con una componente di rischio forte, non importa di quali dimensioni sia l’azienda.
Formazione con addestramento sul campo
Ciò che offriamo ai nostri clienti
Ciò che offriamo ai nostri clienti, in Sicurezza88, è anche formazione, con un addestramento sul campo agli addetti ai lavori davvero innovativo.
Da questa esperienza nascono una serie di videocorsi gratuiti, che potrai ricevere direttamente nella tua mail, con cui conoscere e approcciarsi al mondo degli ambienti confinati, fino a ottenere un quadro più definito e approfondito del settore.